21 aprile 2011

Fiumi di Acqua Viva

Caro lettore,

ecco una riflessione biblica sull'acqua che ho preparato per alcuni amici e che mi pare giusto condividere con te, specie in questi giorni del Triduo Sacro.

Fiumi di acqua viva

Il tema dell'acqua attraversa tutto il testo della Bibbia: la troviamo all'inizio, dove "lo Spirito di Dio aleggia sulle acque" (Gen 1,2) e dove "Dio separa le acque che sono sopra il firmamento dalle acque che sono sotto il firmamento" (Gen 1,6-7); la ritroviamo alla fine della raccolta biblica nell'immagine del fiume di acqua viva che sgorga nella Gerusalemme celeste e al quale tutti sono invitati ad "attingere gratuitamente l'acqua della vita" (Ap 22,17). Allo stesso modo l'acqua ha assunto nella tradizione cristiana un ruolo fondamentale, come elemento materiale del Sacramento con cui si è introdotti all'appartenenza ecclesiale, il Battesimo. Quindi rimane una immagine biblica e teologica imprescindibile per il credente, in tutte le sue molteplici accezioni.

Sarebbe però impossibile analizzare in breve tutti i significati dietro la parola acqua (o acque, visto che in ebraico il termine ha la struttura morfologica di un sostantivo plurale, maim), che vanno dalla culla primigenia, elementale, della vita, all'immagine di fertilità e abbondanza, all'utilizzo sociale, agricolo e pastorale. Preferiamo pertanto concentrarci sull'ultimo di questi sensi, il ruolo più concreto, meno simbolico, dell'acqua, nel contesto della vita sociale, come è descritto nella tradizione biblica.

Va ricordato come il popolo ebraico, proveniente da una originale tradizione di pastorizia nomadica poi evolutasi in una società agricola stanziale, ha sentito e vissuto in modo essenziale il ruolo dell'acqua e la sua reperibilità, spesso legandolo in modo evidente all'azione di Dio nella sua storia di salvezza. Trovare un pozzo, un'oasi a cui far abbeverare il bestiame, era essenziale per la sopravvivenza. Per un pozzo si correva il rischio di dover combattere, anche se le tradizioni del tempo consideravano la disponibilità dell'acqua qualcosa di sacro e condiviso, non soggetto a controlli di nessun tipo, proprio per il suo valore elementare di sussistenza.

Ancor più della pastorizia, l'agricoltura stanziale, che diventa il principale mezzo di sostentamento nell'Israele dell'epoca regale, necessita di fonti per l'irrigazione. Non a caso tutte le società dell'epoca, non esclusa quella ebraica, si sviluppano nelle valli fertili del corso dei fiumi: il Giordano svolge questo ruolo per il popolo biblico. Sempre per lo stesso motivo l'acqua fresca, corrente, viene vista in modo totalmente diverso dall'acqua salata, marina. Il mare è spesso lontano e minaccioso, legato nel testo biblico più ad aspetti negativi e malvagi della vita, perché costituisce più un problema che una risorsa (la pesca in Israele era più di tipo lacustre e fluviale, come ricordano anche i Vangeli: il "mare di Tiberiade" è un lago in effetti).

Per comprendere ancora meglio come l'acqua viene vista come risorsa da condividere, perché "dono di Dio", non proprietà di alcuno, faremo cenno ad alcuni testi biblici in particolare.

Il primo riguarda le vicende di Isacco per scavare pozzi d'acqua per il suo bestiame, riportate in Gen 26,19-25. Nel testo Isacco è costretto a scavare di nuovo i pozzi che aveva usato suo padre Abramo e che i Filistei avevano turato con la terra (vv. 15.17-18) "chiamandoli come li aveva chiamati suo padre". Notiamo subito l'uso "politico" del controllo delle risorse idriche: i Filistei chiudono i pozzi per impedire lo stanziamento di altre tribù nel loro territorio. Particolare anche il fatto che Isacco dia un nome ai pozzi, trattandoli come un elemento importante della geografia, dando a essi una dignità, ma senza poterne asserire il controllo. Nel v. 19 i suoi servi poi scavano nella valle un "pozzo di acqua viva", che però Isacco deve abbandonare perché conteso coi pastori di Gerar. L'espressione "acqua viva" fa supporre si tratti di una fonte particolare, forse perché gli altri pozzi erano più cisterne e questo invece produceva acqua in modo sorgivo, o forse perché quest'acqua aveva particolari doti minerali. Sta di fatto che Isacco chiamerà questo pozzo "Esech" che vuol dire "lite, contesa", come chiamerà "Sitna", cioè "accusa" il successivo, al quale ugualmente dovrà rinunciare. Al terzo tentativo (v. 22), numero tipicamente simbolico della cultura biblica, ha successo e scava un pozzo per il quale non litigò con nessuno e lo chiamò "Recobot" che significa "spazi liberi". Poi si reca a Bersabea e di notte riceve una visione (v. 24) in cui Dio rinnova con lui l'allenza con la promessa della discendenza. Isacco risponde alla visione erigendo un altare, piantando la tenda e scavando un pozzo.
Nell'intero brano, ma soprattutto nella conclusione, appare evidente che l'acqua va ricevuta come "dono", come "grazia", da Dio e per esso va elevata a lui la lode. Isacco non è "padrone" di quest'acqua, come non lo è della terra, ma riceve entrambe in virtù della promessa e Dio si fa garante dell'uso di questo bene, di cui rimane "proprietario" ma che volentieri mette a disposizione del suo popolo.

L'acqua per bere, soprattutto nel terreno inospitale e desertico, ricorre poi più volte nel viaggio del popolo ebraico dopo la liberazione dall'Egitto, mentre Dio lo guida, attraverso Mosè, verso la "terra promessa". Il popolo si lamenta e si preoccupa per l'assenza di acqua e a questa preoccupazione Dio risponde ogni volta fornendo acqua dolce e fonti inaspettate, nonostante l'atteggiamento poco fiducioso che la narrazione attribuisce al "popolo eletto". Spesso il dono dell'acqua è accompagnato da un "rinnovamento" dell'alleanza, a sancire il valore del gesto di Dio, che fornisce il bene desiderato e di cui è Signore. Esempi sono l'episodio di Mara (Es 15,22-27), dove Mosè trasforma acqua amara in acqua dolce; poi il più noto Massa e Meriba (Es 17,1-7) con l'acqua che scaturisce dalla roccia. L'acqua ritorna anche come elemento fondamentale per descrivere la terra che il Signore ha riservato per il suo popolo e che conquisterà per lui scacciando i vari popoli che in essa vivono: infatti è un "paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna" (Dt 8,7). Nell'annunciare le meraviglie preparate per Israele, Dio non tralascia di ricordare che ha sostenuto con l'acqua il popolo nel deserto e lo ammonisce a non dimenticare questo dono, inorgogliendosi, una volta nella prosperità, e sentendosene "padrone" (Dt 8,12-17). Soprattutto il v. 17 riassume il monito che il testo biblico citerà a più riprese: "Guardati dunque dal pensare: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze".

Questo elemento è essenziale per capire come il valore della terra e dell'acqua sono concepiti nel testo biblico e come spesso il richiamo all'alleanza risuoni, anche negli scritti profetici, come rimprovero a un Israele infedele e corrotto che ha dimenticato che deve tutto al Signore. L'idea di "proprietà privata", cioè personale, risulta come un insulto alla signoria di Dio a cui tutto deve riferirsi, almeno in linea teorica. La prassi della restituzione delle terre ai rispettivi padroni, nell'anno giubilare (Lv 25,8-17), enuncia proprio questa idea, che forse non è stata mai realmente attuata in senso pratico, ma che costituisce il modello teologico di riferimento: Dio è il Signore e unico padrone, non gli uomini, perché è colui che dona. Non è solo una dichiarazione della generosità di Dio, è la descrizione del principio di possesso: Dio è il Signore proprio perché sa donare ciò che possiede, non come l'uomo che possiede per sé.

L'ultimo riferimento che vogliamo fare è a un brano famoso dei Vangeli: l'incontro di Gesù e della samaritana al pozzo di Sicar (Gv 4,1-42). Dopo l'uccisione del Battista, Gesù abbandona prudenzialmente la Giudea e ritorna nella Galilea, passando per la Samaria e fermandosi a Sicar, l'antica Sichem probabilmente, al pozzo detto di Giacobbe (ma di cui la Genesi non fa menzione). Qui incontra una donna samaritana e le chiede da bere: come sappiamo da questa richiesta prende il via un "incontro" tra Gesù, questa donna e la sua comunità, che sposta l'attenzione dall'acqua materiale all'acqua viva di cui Gesù si presenta fonte inesauribile. Annuncio che tra l'altro si lega alla diatriba sul luogo di culto (tempio di Gerusalemme o monte Garizim?) che Gesù elimina con la presentazione del culto in Spirito e verità, slegato da una istituzione cultuale specifica. Ma ciò che conta per la nostra riflessione è che la richiesta umile dell'acqua da parte di Cristo diventa la molla per una catechesi spirituale delle più intense. Gesù "osa" chiedere l'acqua a una donna e per di più samaritana, nonché di costumi morali non particolarmente limpidi. Questo lo pone nella situazione di inferiorità, che stupisce molto la donna e persino i suoi discepoli quando ritornano. Chiedere l'acqua è gesto umile, dal quale poi nasce salvezza per la donna e tutto il suo villaggio. Cristo è la fonte di acqua viva eppure non si scompone e non si ritrae dal gesto della richiesta, capovolgendo, in tipico spirito evangelico, gli schemi mondani, per cui un uomo avrebbe solo dato ordini alla donna, ancor più se Giudeo verso una Samaritana. Soprattutto Gesù promette un'acqua che zampilla senza fine e che la donna desidera, che da vita e la da in abbondanza, senza distinzioni di popolo, razza, cultura, usanze religiose e non.

Ma senza la umile richiesta dell'acqua, vissuta come grazia e non come proprietà, questa promessa non può nemmeno essere annunciata... Gesù è il Signore e padrone dell'acqua ma non esercita su di essa il dominio, perché ha insegnato che nel suo Regno (che non è altrove ma qui) le cose funzionano così: il primo si fa ultimo, il più grande servo, la fonte di acqua viva chiede "ho sete" per poter dare da bere.

Anche sulla croce Cristo dirà "ho sete", prima di offrire la vita e poi zampillare in modo dirompente e fresco nella Risurrezione.

16 aprile 2011

Quando muore un UOMO

Caro lettore,

se ancora ci sei, dopo tutto questo silenzio, torno a parlarti perché ci sono notizie che fanno uscire anche dal silenzio più ostinato...

Intanto però ti dico in breve il perché di tanto silenzio: perché mi sono reso conto che avevo voglia di scrivere solo per esprimere critiche, anzi lamenti, e questo non mi andava tanto a genio, visto che credo nella vita e nella gioia e non nel lamento. Ma certamente non avrei potuto dire molto altro parlando della sciagurata situazione italiana, sia a livello politico che ecclesiale... per questo il silenzio, in attesa di poter dare una "buona notizia"...

In realtà avrei già voluto rompere il silenzio il 24 marzo scorso, anniversario della morte di Oscar Romero, ma poi non l'ho fatto, consolato però dalla consapevolezza che tanti altri ne hanno fatto memoria in modo serio e sentito.

Oggi però diventa necessario parlare per me, sia per la notizia che ci ha raggiunti che per la coincidenza con la Domenica di Passione che i credenti in Cristo celebrano domani (insieme a tanti sedicenti credenti in Cristo che invece credono solo a se stessi...)

La notizia è quella della barbara esecuzione di Vittorio Arrigoni, per mano di terroristi di una fazione estremista palestinese vicina ad Al Qaeda, così ci dicono...

Non voglio entrare nei ragionevoli dubbi che affollano la mente di chi si chiede la credibilità di tale attribuzione, visto che l'omicidio di Vittorio è solamente a detrimento della causa palestinese a cui ha dedicato la vita e per cui è morto (mentre minacce sul suo operato erano giunte in passato da tutt'altro settore della società, quello israeliano, guarda caso...), ma voglio dire come questa morte, nella sua assurda violenza, ci richiama la "buona notizia" che risuona sempre quando si da la vita per il fratello e ancor di più per il "nemico". Anche quando questa vita viene "donata" attraverso la violenza degli uomini contro l'innocente e l'indifeso, contro il non-violento...

Non conoscevo Vittorio personalmente, solo per interposta persona, ma ne vedevo la passione e l'impegno, ne sentivo, anche di riflesso, la giustizia e la credibilità. Non mi metterò a decantare le sue lodi, altri più vicino a lui potranno e vorranno farlo meglio di me, ma spero anche di non "impadronirmi" della sua morte, come tanti prezzolati anti-islamici delle nostre parti (vedi il Giuliano Ferrara di ieri sera, disgustoso come sempre). Certo è che Vittorio credeva nella causa palestinese e nel suo lavoro nella striscia di Gaza, che è il più grosso "campo di concentramento" della storia, e se anche fosse stato ucciso davvero da alcuni tra coloro che voleva salvare, la sua storia non sarebbe tanto diversa da quell'altro "palestinese" di Gesù, ammazzato da coloro che amava per testimoniare la non-violenza radicale come unica risposta dell'uomo all'ingiustizia del mondo.

Per Vittorio, come per Gesù, ci sono di certo stati intrallazzi di potere, connivenze occulte e nemmeno troppo, ma la testimonianza di chi è "sconfitto" dalla violenza è in realtà l'unica vittoria che conti. Chi crede che si è "persa" una vita forse non si rende conto che la vita si perde "non spendendola". La si ha, la si salva, quando la si consuma, a volte come un sacrificio!

Un'altra donna che ho conosciuto per interposta persona disse una frase che per me rimane un motto imperdibile: "La vita se non è per essere dedicata per una causa, non ha senso". "Dedicata" traduce in modo povero lo spagnolo "entregada", che significa più "intrecciata", "condivisa", come la vita di Vittorio col popolo palestinese, come anche la sua morte e la morte di tanti palestinesi di cui non si parla.

Come la vita di Gesù, offerta nella Passione che domani si celebra, speriamo col cuore, non con le labbra. Come la sua morte che giudica la violenza e salva.

Perché Gesù è morto da UOMO e Vittorio anche è morto da UOMO. Non tutti ci riescono, perché per morire da UOMO bisogna vivere da UOMO (o DONNA, scusate il sessismo tipico della cultura italiana), mentre molti "sopravvivono" convinti di essere uomini perché biologicamente tali... ma la vita non è solo biologia, è passione, è fede, è lotta (non violenta), è servizio, è dono.

Ti ricordo per questo Vittorio, che non verrai fatto Santo né subito né in seguito, per fortuna, considerata la compagnia recente e prossima con cui staresti, non credo ti divertirebbe...

30 novembre 2010

C'è da piangere, ma ridiamoci su...

Caro lettore,

oggi è una giornata molto particolare... no, non come il film Una giornata particolare di Scola, anche se è particolare per la Scuola (gioco di parole?) e per il Cinema...

Per la scuola perché è in discussione (ancora) alla Camera lo sciagurato ddl Gelmini per la riforma dell'Università... riforma nel senso che sta diventando un riformatorio, se va avanti di questo passo, ma è bello vedere gli studenti (e non solo) manifestare in tutta Italia, anche se queste manifestazioni vengono ostacolate in tutti i modi possibili dalle forze del (dis)ordine, per volere del Governo semi-fascista che abbiamo (vedi piazza Montecitorio presidiata anche se il sit-in di protesta era stato autorizzato dalla Questura)... Facendo una digressione, ma lo sanno i membri delle forze del (dis)ordine che esiste anche l'obiezione di coscienza alle disposizioni ingiuste? Certo si paga di persona, ma esiste... tranne che per la gerarchia cattolica per cui la coscienza è stupida e non può decidere... al massimo può "contestualizzare" nel caso dei potenti...

Per il cinema perché salutiamo il grande maestro Mario Monicelli, che, con grande saggezza, è passato oltre questa vita... di sua volontà, anticipando (a 95 anni, bontà sua!) quello che la natura avrebbe inevitabilmente compiuto. Suicidio sì, ma chi può giudicarlo? Sicuramente lo faranno le associazioni "pro life" che volevano il contraddittorio ieri da Fazio... anzi diranno che Monicelli si è suicidato per colpa di quel programma e delle idee che ha diffuso (almeno ha diffuso idee, se anche qualcuno decide di non condividerle, e non "plastici e plastiche" come fa Vespa o come fanno le "rifatte" che popolano gli altri programmi). Io invece penso che Monicelli abbia deciso di uscire di scena non solo per la sua situazione di salute, ma anche per non vedere questo atto di barbarie verso la cultura che potrebbe consumarsi in Parlamento se il ddl Gelmini dovesse passare...

Almeno Mariastella Cometa, col suo look da frigida signorina Rottenmeier deciso dai PR, potrà contribuire alla volontà dei Tre Monti (non Magi) e recare alla culla di Cesù Pampino, e di Joseph suo tutore e manipolatore, il surplus di fondi (soprattutto oro, chissenefrega di incenso e mirra) per le "povere" scuole private cattoliche... Natale è vicino e bisogna cominciare a credere alle favole, non alle verità che Wikileaks continua a spandere su questi "poveri politici"...

Del resto mettere la scuola nelle mani della Gelmini è stato un po' come mettere Hogwarts nelle mani di Piton e della Unbridge (che a parte la ciccia in eccesso ricorda tristemente la Stella Cometa di cui sopra). Risultato (vedi ultimo film): Harry Potter e Ron lasciano la scuola e fuggono e perfino la "secchiona" (simpaticissima) Hermione si unisce a loro e si da alla macchia... Come dire, non c'è più religione (magari!)... cioè... volevo dire istruzione...

E facciamoci sopra un po' di sana ironia... magari mi riciclo come scrittore satirico... oddio, no, poi faccio la fine di Grillo che si crede chissacchì oppure, peggio, mi devo candidare in politica... :)

23 novembre 2010

Brevi e un po' velenose

Caro lettore,

la voglia di elaborare in questo momento non c'è e per questo le pause di silenzio aumentano. Ma forse la soluzione è smettere di voler fare grandi riflessioni e dare sfogo a qualche veleno, seppure in modo un po' lapidario... allora cominciamo:

- è passato più di un mese dal post precedente ma l'indagine sull'omicidio di Avetrana ancora domina nei tg... non c'è fine al cattivo gusto!

- nel frattempo è passato il ciclone Ruby, il bunga bunga, la quasi-crisi di governo (ora congelata) e il mercato dei voti per avere la fiducia è l'unica cosa che ne rimane: altro che cattivo gusto, questo è peggio di un film horror...

- il contraddittorio obbligatorio, anche in trasmissioni che non sono talk show o tribune politiche... adesso chiunque va nella trasmissione di Fazio e Saviano si dovrebbe portare dietro un gruppo di persone che li contraddica subito, sennò la faccenda tracima in tutte le puntate successive... ma ancora qualcuno è così stupido da credere che esista l'imparzialità? O che essa sia una cosa buona? BISOGNA essere parziali, cioè di parte! Schierarsi, non restare nel mezzo per barcamenarsi meglio... un po' di onestà intellettuale, diamine!

- tutti a sbrodolarsi perché Ratzinger avrebbe semi-accolto l'uso del preservativo per chi esercita la professione di prostituta... innanzitutto è di cattivo gusto la selezione del contesto, e poi ancora c'è bisogno di avere il suo permesso per usarlo? Ma il problema non è forse che una persona adulta non dovrebbe avere altro assenso che quello della propria coscienza? E poi lo vediamo quanto è aperto Ratzinger, visto che ora ribadisce ancora e nettamente l'immoralità di una affettività omosessuale... alla faccia dell'apertura! Ma no, tutti a lodare "il passo avanti"... E se invece aprissimo il dibattito sull'ipocrisia di una istituzione a larga maggioranza omosessuale (e praticante parecchio in tal senso) che però ancora fa questo genere di affermazioni?

- Bertolaso lascia la Protezione Civile nelle mani di un ex-007, ancora più militarizzazione! Sarà contento La Russa e la sua campagna per portare i liceali nell'esercito...

- ma D'Alema quand'è che sparisce? (questa non ha bisogno di altre aggiunte...)

- la cosa più tragica sono i tagli alla scuola e alla cultura in tutti i settori: ricerca, università, teatro, cinema... ma del resto l'appello lo sappiamo qual è: "non leggete, guardate la (mia) tv!"

- l'importante è che i fondi per la scuola privata (specie se cattolica) non solo non spariscano, ma aumentino... poi chi se ne frega se non ci sono gli insegnanti di sostegno per i disabili, se le classi hanno il doppio di alunni rispetto a qualche anno fa e se non ci saranno concorsi per diventare professori di ruolo per qualche decennio...

... e almeno un po' mi sono sfogato...

19 ottobre 2010

Siamo schiavi...

Caro lettore,

"siamo schiavi, vuoto che vieta libertà di pensiero..." canta Anna Oxa nell'ultimo cd. No, non voglio parlarti ancora di Anna Oxa, tranquillo, ma le sue parole mi ronzano in testa come riassunto della sensazione di impotenza e frustrazione che mi attraversa in questi giorni.

Assistiamo quasi impotenti a una manipolazione dell'informazione, ormai quotidianamanete ripetuta, che lascia stupiti, interdetti e indignati. I tg della Rai, specialmente l'ormai indecente tg1 di Minzolini, ci riempiono di dettagli inutili e morbosi sull'omicidio di Sara, influenzando l'opinione pubblica ed emettendo condanne prima della giustizia regolare, ma tralasciano le notizie "vere" e inquietanti, che sono davvero di interesse pubblico.

Ho sempre parlato contro un'informazione basata sulla cronaca e sul gossip, ma mai quanto ora mi rendo conto di come essa sia uno degli elementi chiave di una strategia di pensiero che sta rendendo l'Italia "peggio dello Zimbabwe", come qualcuno di recente ha annotato (con tutto il rispetto per lo Zimbabwe). Al cittadino non interessa (o non dovrebbe interessare, salvo il caso di patologie psichiatriche) l'andamento di una particolare inchiesta di cronaca nera (ora c'è Sara, ma in passato abbiamo avuto Cogne, Meredith, il piccolo Tommy... e tanti altri), per la quale ci sono persone competenti (speriamo) e stipendiate, ma le notizie sull'andamento dell'economia (in termini comprensibili), della politica, sui problemi "veri" e "universali" (cioè di tutti) come le guerre, le ingiustizie, le violazioni dei diritti umani... Ma queste ci vengono negate, o vengono marginalizzate, ridotte, presentate solo quando possono "colpire" o "fare notizia", il più delle volte occultate perché non "tirano l'audience"...

Già, perché questo è il problema della televisione e dei giornali: che vanno avanti tutti coi contratti pubblicitari e perciò devono fare "audience", altrimenti gli spazi pubblicitari non vendono e tutto il sistema finisce per non avere i soldi per automantenersi e pagare compensi esorbitanti alle personalità coinvolte. Abbiamo perso la possibilità di avere una vera "informazione" quando la pubblicità ha preso il sopravvento come metodo di finanziamento. Quale garanzia c'è (salvo rari casi) di vera informazione se lo scopo principale è non perdere i contratti pubblicitari? Se è meglio sguazzare nella curiosità morbosa di una nazione incivile e bigotta come l'Italia, resa tale dalla dittatura religiosa cattolica, per fare programmi di "intrattenimento" o anche di "dibattito", piuttosto che cercare di rendere tutti davvero coscienti delle cose che accadono e del loro significato, spesso non immediato, cosa aspettarsi davvero?

In questi giorni di indecorosa sovraesposizione dell'omicidio di Sara (sul quale c'è già chi deve indagare ed emettere in futuro sentenze, quindi la mia opinione e quella di chiunque altro non conta niente) non ho ascoltato notizie nel tg di Minzolini e su vari altri su cose serie come: il riconteggio dei voti in Piemonte che probabilmente ribalterà il risultato elettorale delle utlime amministrative; la nuova inchiesta dei magistrati romani (non milanesi) sull'ennesima frode fiscale di mister B.; i tentativi quasi completati della riscrittura della legge sul traffico delle armi dall'Italia verso l'estero, per facilitarne il corso (e gli affari connessi); i fatti "veri" che riguardano la questione palestinese e le violazioni dei diritti umani perpetrate dallo stato d'Israele senza sanzioni internazionali a frenarlo... e tanto altro che andrebbe aggiunto...

Per non parlare dei tentativi di censura "ex ante" (come va di moda dire adesso) a personaggi (a volte anche non del tutto condivisibili ma comunque liberi di esprimersi) quali Santoro, Saviano, Benigni, la Dandini e la Gabanelli, non sia mai che riescano a farci "pensare", meglio i "processi da salotto pomeridiano" condotti dalla Venier o da Giletti...

E non entro nemmeno nella "censura totale", anche da parte di quotidiani ancora intelligenti come la Repubblica o il Fatto Quotidiano, sulle questioni ecclesiastiche, dove si continua a far coincidere la Chiesa con quella schifosa gerarchia di ipocriti e affaristi che abbiamo, piuttosto che con le tante voci della Chiesa "di base" (che poi è l'unico concetto di Chiesa plausibile) che dicono e fanno ben altro...

"Siamo schiavi", ma forse vogliamo anche esserlo perché non alziamo la voce e non gridiamo allo "scandalo", nel senso più evangelico del termine... la consolazione, o meglio ancora la serenità, torna però nel cuore quando ci rendiamo conto che la Vita è altrove, che questa decrepita e fatiscente civiltà occidentale (e il suo autocentrico razionalista pensiero filosofico) è agli sgoccioli e che l'umanità ripartirà altrove, nei tempi tipici della storia, lunghi e saggi... così coloro che "sono stati schiavi" libereranno a lungo andare noi che "siamo schiavi" adesso!

29 settembre 2010

TUTTO L'AMORE INTORNO

Caro lettore,

potrei mai smentirmi e ignorare l'uscita del nuovo cd di Anna Oxa e delle interminabili emozioni che da 32 anni questa artista riesce a sollecitare in me? Allora ecco da "prOXimA" il testo (di Ivano Fossati, come per "Un'emozione da poco") del nuovo singolo e due link a due video (uno non ufficiale, l'altro della sua esibizione a X-Factor) per ascoltare/vedere "Tutto l'amore intorno".

Anna Oxa ft. Ivano Fossati "Tutto l'amore intorno" (VIDEO ...

Anna Oxa "Tutto l'amore intorno" - X Factor - 28/ ...

Tutto l’amore intorno

Vengo verso di te, un destino naturale

Ti ricordi di me? Credo che si
Boulevard des Italiennes
Quella musica improvvisa, vedi?
Non piove più… è per noi… è per noi…

E’ per noi che una strada si chiude,
mentre un’altra nel mondo lontano si perde,

dove gli uomini confondono gli uomini,
parlandosi lingue diverse

e quest’unione di musica e pioggia da cui mi lascio bagnare,
se fossi lo spirito di questa terra,
se fossi lo spirito di questa pioggia, lo saprei spiegare…


Dall’orizzonte della strada per prima cosa vedo te,
dietro la folla, sei sorpreso per le parole che non hai
Tutti hanno fretta e vie di fuga,
mi vieni incontro e sei sperduto,

in una lacrima sola stai… dentro una lacrima…

Saranno tuoi questi giorni di vento,
queste limpide gocce tremanti,
mille volte cadute dal cielo nei mattini d’inverno…

e ora è tuo questo insieme di musica e amore
dal quale ci faremo scaldare

Se fossi lo spirito di questo vento,
se fossi lo spirito di questa canzone, te lo saprei spiegare

che è per noi, che è tutto per noi, qui intorno… è per noi…

C’è una stanza per due in questi alberghi sui viali del mondo
Ti ricordi di me? Io credo che si… Io credo che si…

Saranno tuoi questi giorni di vento,
queste limpide gocce tremanti,
mille volte cadute dal cielo nei mattini d’inverno…

e ora è tuo questo insieme di musica e amore
dal quale ci faremo scaldare

Se fossi lo spirito di questo vento,
se fossi lo spirito di questa canzone, te lo saprei spiegare

che è per noi, che è tutto per noi, qui intorno è per noi

Buon ascolto/visione!

7 settembre 2010

Una testimonianza profetica

Caro lettore,

è passato un mese dall'ultimo post, sta passando anche l'estate e si profila un nuovo anno sociale, per il quale spero e prevedo tanti cambiamenti nella mia vita e in quella di tutti. A questo proposito mi hanno colpito le (pienamente condivisibili) parole di questa testimonianza di don Franco Barbero che ti consiglio di leggere dal suo blog al link seguente:

TUTTI I FIGLI E LE FIGLIE DI DIO HANNO LE ALI

vale la pena riflettere ancora su alcune realtà che piano piano stanno passando nella consapevolezza della comunità cristiana aldilà delle ristrettezze dell'istituzione ecclesiastica (che si finge Chiesa ma non lo è).

Buona lettura!