29 marzo 2010

Devozione...? No, grazie

Caro lettore,

ieri pomeriggio, facendo zapping in tv per avere qualche informazione sulle elezioni regionali in corso, mi sono incautamente imbattuto in un programma di RaiUno (credo, non mi sono soffermato...) condotto da Massimo Giletti (una garanzia del ... basso livello della trasmissione) sulle apparizioni della Madonna di Medjugorje... un incubo!

Non so se era peggio la conduzione, con Giletti che ormai imita Vespa anche nelle pose e nei movimenti, gli interventi degli ospiti (anche se qualcuno si salvava, ma sempre molto sull'approccio emotivo, spiritualistico, devozionale) o il tema stesso, scelto chissà perché per accompagnare il pomeriggio della Domenica di Passione, in cui la Chiesa è chiamata a fare memoria dell'evento salvifico della Passione di Cristo. Magari sarà sembrato un accostamento spirituale adeguato, ma a me faceva ancora più senso, dopo aver meditato con attenzione i testi dei Vangeli, che ci si accapigliasse (perché ovviamente questo accadeva) su un aspetto così marginale, nonché tuttora velleitario e non accertato, della devozione. Il clou, almeno dei pochi minuti che sono riuscito a resistere prima di spegnere la tv, è stato quando uno spettatore (giovane) ha lanciato in difesa della verità delle apparizioni la frase che "non si può razionalmente provare le apparizioni perché, come dice la Messa, sono Mistero della Fede!"

Magari se qualcuno fosse stato competente in faccende di fede (e non ce n'era nemmeno uno lì) gli avrebbe potuto far notare che il Mistero della Fede è la "Passione, Morte e Resurrezione di Cristo" e non le apparizioni di chicchessia (Madonna inclusa) e che l'espressione "Mistero" in teologia non vuol dire "cosa inspiegabile e segreta" ma traduce il concetto di "memoriale della salvezza" (anche se magari se si fosse scelta una traduzione meno sibillina non sarebbe stato male).

Allora sono andato a cercarmi una lettura fatta di recente, che invece aveva spinto da tutt'altra parte la mia riflessione spirituale, per snebbiare la mente da tanta pochezza e ritemprarmi in quella che sembra una direzione nuova presa dalla riflessione teologica in ambito non solo cattolico o cristiano ma inter-religioso.

Si tratta di questo articolo di Adista, di cui ti fornisco il link, qualora volessi leggerlo anche tu...

Una teologia post-religioni

A presto!

26 marzo 2010

Raiperunanotte

Caro lettore,

non so se ieri notte eri uno dei tanti che, tramite satellite, tv locali, internet, in piazza o in altro modo ha potuto godere della trasmissione di Michele Santoro Raiperunanotte, sul tema della libertà di informazione in Italia. Se per caso avessi perso quest'occasione vai su YouTube e digita "raiperunanotte" e troverai già tutti i filmati che ti permetteranno di apprezzare questo segno che ancora in Italia c'è la voglia di pensare, sapere, ascoltare...

Personalmente ho apprezzato quasi tutto della trasmissione, in particolare gli interventi di Travaglio e del (mitico) Luttazzi! Il mio animo etnico-musicale si è sciolto per il ritorno di Teresa De Sio (cantautrice che ha pagato cara la sua scelta di rimanere legata ai centri sociali e alla musica non allineata, emarginata dalla stessa sinistra, ma sempre creativa...) e mi è piaciuto tanto anche Morgan (che solo ultimamente sto imparando ad apprezzare, per colpa di chi meglio non dirlo...) nonostante sia stato criticato da chi forse non sentiva bene o non voleva sentir bene quello che diceva...

Commovente l'intervento di Monicelli e divertente Benigni (che raramente trova la mia approvazione). Grande misura e serietà nell'intervento registrato della Gabanelli, troppa misura (rasente la codardia) in Giovanni Floris (nota stonata della trasmissione secondo me).

MA... c'è un grande ma... come mai nessuno ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e di evidenziare uno dei perché fondamentali dell'attuale, nonché storica, situazione dell'Italia nei confronti del potere politico? Solo una vignetta di Vauro ha toccato di sfuggita l'argomento: la responsabilità della gerarchia cattolica! La grave, terribile responsabilità, sottolineo!

Perchè se il popolo italiano non prende coscienza di questo, si potrà anche, prima o poi, liberare del despota di turno, come in passato, ma ne costruirà subito un altro. Perché la responsabilità della gerarchia cattolica (non della Chiesa, MAI della Chiesa, ma solo di chi si arroga il diritto di parlare a nome di essa) non è tanto, o soltanto, di appoggiare scelleratamente un "pataccaro" (espressione romanesca che significa "venditore di patacche", cioè "truffe") immorale, pluri-inquisito e affetto da delirio di onnipotenza, ma soprattutto di perpetuare un difetto psicologico che affligge la maggior parte della popolazione, cioè la tendenza alla sottomissione al "principio di autorità", specie se ammantato di "sacralità divina".

L'italiano medio, credente e non, di qualunque estrazione e censo, è afflitto da questo problema, che in passato asserviva anche spagnoli, irlandesi e altri... ma queste altre popolazioni sono riuscite ad emanciparsi, ad elaborare questa dipendenza psicologica, mentre in Italia si fa ancora fatica a farlo. Anche in ambiente dichiaratamente laico, di sinistra, progressista, non confessionale... Ieri sera se ne è avuta la prova. Nessuno ha collegato il "fenomeno" politico del momento con questa questione... si è scomodato Mussolini (a ragione secondo me) ma senza capire che dietro entrambi c'è stata e c'è la dipendenza psicologica collettiva dal "principio di autorità divina" che annulla la dignità personale, la responsabilità, la ragionevolezza e la solidarietà.

E allora l'unica cosa che mi sentivo di aggiungere alle tante cose belle e importanti dette ieri sera, è proprio questa, perché siamo ancora in pochi a "mettere il dito nella piaga". Solo che, se non saremo sempre in più a farlo, la "piaga" sembrerà rimarginarsi per qualche tempo, per poi riaprirsi di nuovo... sempre dolorosa e umiliante. Finché l'Italia non si libererà di questo "carcinoma maligno" che è la "gerarchia cattolica" e la sua pretesa di "autorità" auto-referenziale, non sarà mai un paese "libero, laico e democratico", né sarà mai una nazione dove vivere seriamente e comunitariamente la fede in Cristo e il Mistero di Salvezza che è la Chiesa!

23 marzo 2010

Quanto tempo...

Caro lettore,

lo so che ormai quasi non ci contavi più, ma eccomi di nuovo qui... perché questo lungo silenzio? Tante ragioni, perlopiù pratiche, ma tutte riconducibili a due aspetti, non esaltanti, della mia personalità: la pigrizia e l'orgoglio. La pigrizia, perché nonostante chi mi conosce ritenga che io sia un uomo che si è sempre speso moltissimo nelle cose che fa, questo è raramente vero. Sono un uomo che ha la fortuna o il pregio di dare il meglio in rapide esplosioni di attività seguite e intervallate da lunghi periodi di stasi e ricarica. E quando non ho l'ispirazione creativa è inutile imporsi di scrivere perché tanto non se ne cava nulla di buono... o almeno nulla che io ritenga valido da comunicare... E qui entra in gioco l'altra caratteristica: l'orgoglio, la pretesa di fare o dire sempre cose "di valore", secondo i miei esigenti e caustici standard che raramente permettono flessioni in negativo. Per cui, se le riflessioni che ho iniziato e voglio comunicare non vengono fuori nel modo giusto tutto si ferma in attesa di poter stupire e "fare bella figura"...

... ma è ora di finirla con questi atteggiamenti! Questa è la vera riflessione che voglio comunicarti oggi, scrivendo di getto, senza riflettere e rileggere, così da impedire al mio superIo giudice implacabile di censurare la sincerità e l'onesta di questa autocritica, sempre un po' autocompiaciuta, ma almeno schietta e "senza veli"!

Perché se aspetto di avere cose eclatanti da dire, e di dirle col massimo dell'effetto, finisce che non scrivo più... perché la riflessione sulla "malattia del possesso" che avevo previsto due mesi fa come post successivo si vede che non posso ancora farla senza ipocrisie, perché di quella "malattia" sono affetto io per primo e non me la sento di "pontificare" su cose che ancora devo elaborare seriamente dentro di me, o forse mi piacerebbe "pontificare" (come piace a tanti, specie se pontefici di professione) ma un certo senso della decenza (o come dice qualcuno, il mio innato spirito etico...) riesce ancora a frenare tanta arroganza e tanto orgoglio...

Detto questo, senza allungare ancora il brodo, tanto quello che andava detto c'è già, passiamo ad altro, a quello che spontaneamente avrei voluto comunicare a te, che (inopinatamente) "perdi tempo" a leggermi, nei due mesi trascorsi, e che è rimasto nel limbo dell'inespressione nell'attesa della "bella riflessione" che per ora non ci sarà...

Avrei voluto parlarti di due libri, uno letto e uno in corso di lettura, che consiglio vivamente, specialmente il primo. Si tratta di Giro di Vento di Andrea De Carlo, ferocissima satira sulla società moderna e sulle relazioni sociali borghesi e perbene che vanno in crisi se messe a confronto con la perdita delle sicurezze che le moderne tecnologie hanno reso per tanti di noi "necessità dipendenti". Libro molto bello, di un autore che apprezzo sempre, e che ho divorato tutto in una notte per quanto mi ha coinvolto, vale davvero la pena...

Il secondo libro, che si sta rivelando invece una lettura difficile e frastagliata, addirittura svogliata a tratti, è Caos Calmo di Sandro Veronesi da cui è stato tratto il film con Nanni Moretti che ha fatto tanto parlare di sé solo per la scena di sesso anale tra lui e Isabella Ferrari, il che la dice lunga sulla permanenza della "fase anale" nella maturazione (o immaturità) affettiva e sessuale di tanti italiani. Il libro è scritto in modo che a me piace molto, ma i sentimenti, i pensieri, le emozioni che suscita mi stanno disturbando parecchio (il che penso sia un pregio) e rendono faticoso leggerlo, perché mi obbligano a riflettere di continuo (cosa che, come tutti, non sono sempre disposto a fare...). Ma sento che anche in questo caso ne vale la pena...

Libri a parte, ho anche due film da consigliare, anzi tre... Ho visto con grande commozione Lo spazio bianco di Francesca Comencini (in dvd, ormai non è più nei cinema) con una sempre più superlativa Margherita Buy. Storia intensa e delicata, coinvolgente, commovente, femminile, fragile e vera... non dico altro, va cercato e visto...

Poi con calma ho gustato, in lingua originale, Milk di Gus Van Sant con Sean Penn (Oscar per miglior attore lo scorso anno, il suo secondo riconoscimento finora) sulla vita (e la morte per omicidio) del primo consigliere apertamente gay eletto per una carica pubblica negli USA. A parte l'intensità del film e dell'interpretazione, va ricordato oggi che in Italia la Corte Costituzionale si pronuncia sull'incostituzionalità delle norme contro il riconoscimento delle coppie di fatto (tra cui, e non solo, le coppie omosessuali), sebbene, anzi proprio perché, questo pronunciamento corra il rischio di essere glissato da molti organi di "disinformazione" (perché tali sono il 95% dei tg e dei giornali in Italia...)

Terzo film, appena uscito nelle sale, il nuovo lavoro di Ferzan Ozpetek, Mine Vaganti, visto al cinema... carino, non oserei dire bello, specie se paragonato a opere precedenti come Le Fate Ignoranti, Cuore Sacro e Saturno Contro. Ozpetek cerca sempre di più di imitare Almodovar ma secondo me con sempre meno scarso successo. Dimostra però la capacità innegabile di prendere attori da fiction televisiva e renderli capaci e credibili sul grande schermo. Dopo aver nobilitato in film precedenti Gabriel Garko, Ambra Angiolini, Luca Argentero, stavolta ci riesce benissimo con Alessandro Preziosi e Daniele Pecci, ma anche con Lunetta Savino (che però aveva già pescato in Saturno Contro). Un po' meno con Riccardo Scamarcio (che a me non dispiace come attore ma qui è un po' pesce lesso, tipo Raoul Bova ne La finestra di fronte...)... Aiutato a completare la sua commedia frizzante da tre professionisti come Ennio Fantastichini, Elena Sofia Ricci (gustosissima zia alcolizzata e ninfomane) e una strabiliante Ilaria Occhini nel ruolo della nonna. Menzione d'onore per la freschezza, la bellezza e la misura di Nicole Grimaudo, per le musiche molto anni 70 tra cui la meravigliosa "Pensiero stupendo" di Patty Pravo (ma il testo è di Ivano Fossati, ricordiamolo). Un film da vedere, non vorrei che alcune critiche precedenti siano sembrate troppo dure, ma non il migliore di Ozpetek secondo i miei gusti... se la scelta della leggerezza è stata una sua decisione originale, ben venga il cambiamento di stile, se invece gli è stata richiesta dalla produzione e dal mercato, allora mi comincerei a preoccupare... In ogni caso una bella commedia che fa più ridere che riflettere, anche se qualche pensiero lo fa nascere...

A questo punto ti saluto, caro lettore, senza promettere niente sui prossimi interventi, ma sperando, che all'insegna della spontaneità meno ragionata, essi non siano lontani a venire...