12 gennaio 2010

LEGGERE E ASCOLTARE

Caro lettore,

nella Mansarda si ascolta musica, si riflette, ma si legge anche, letture "nuove" per giunta. Da un po' di tempo infatti mi sto aprendo ad autori mai affrontati, senza trascurare i vecchi che mi accompagnano da anni. Infatti, di recente mi sono lasciato coinvolgere da un autore italiano famoso, che sempre avevo evitato. Sto parlando di Andrea Camilleri e soprattutto del suo Commissario Montalbano. Non so perché finora avevo tralasciato i suoi libri, considerato che la fiction tv su Montalbano non è affatto male (nonostante io non bazzichi la tv da anni...) e che Luca Zingaretti è un ottimo attore. Ma pensavo che i "gialli" non sono il mio genere. Beh, di recente mi son dovuto ricredere, non tanto sui "gialli", ma su Camilleri di certo. I suoi libri, al di là dell'intreccio narrativo (prevedibile a volte) sono gustosi per la caratterizzazione dei personaggi, per il linguaggio, sicilianamente colorito, ma ancor di più per gli affondi di satira politica e sociale che Camilleri mette nel testo, spesso attraverso ragionamenti e riflessioni di Montalbano. Non c'è libro dei suoi (e ne ho letti tre in rapida successione, uno al giorno: La luna di carta, La pazienza del ragno, La vampa d'agosto) in cui non ci siano sacrosante riflessioni sulla situazione sociale della Sicilia in particolare e sull'Italia in generale, con riferimenti nemmeno troppo velati al "palazzinaro sceso in politica" (così lo definisce varie volte Montalbano) che sono sempre gustosissimi. Insomma una lettura frizzante, gradevole e letterariamente stimolante per i pensieri e i risvolti reali. Se, come me, lo avete snobbato, buttatevi su Camilleri e godetevi i suoi libri.

Una seconda "nuova" lettura la devo, come altre volte in passato, al regalo di una C(hi)ara amica (tu sai chi sei!) che mi ha donato un divertentissimo romanzo di Nick Hornby, autore anch'esso fuori dalle mie frequentazioni passate, "High Fidelity" (Alta fedeltà) da cui quel raffinato regista inglese che è Stephen Frears (Le relazioni pericolose, The Queen, Piccoli affari sporchi, ...) ha tratto nel 2000 uno strepitoso film (che invece avevo visto) con uno spumeggiante John Cusack (candidato al Golden Globe per questo ruolo), attore che si vede anche troppo poco al cinema di recente, accompagnato dalla simpaticissima sorella Joan Cusack (esperta in ruoli secondari ma sempre memorabili, pensate alla fidanzata di Kevin Kline in In and Out mollata sull'altare), dall'istrionico Jack Black, dalla bella Catherine Zeta-Jones e da una guest star come Tim Robbins. Insomma, se il libro, come spesso capita, è meglio del film, potete immaginare le risate...

Ma il titolo di oggi dice Leggere E Ascoltare, quindi cosa si ascolta nella Mansarda in questi giorni, mentre libri e film escono dagli scatoloni e migrano verso gli scaffali? Beh, un po' di tutto, la rilassante e originale musica dei Clannad, gruppo irlandese rock-celtico con la voce stupenda di Maire Brennan (la sorella maggiore, per età e bravura, di Enya) nei loro "Cran Ull" (1980) e "Magical Ring" (1983). Poi la soffice e calda voce di Sade in "Stronger than Pride" (1988) e la classe senza età di Annie Lennox in "Medusa" (1995). Senza trascurare gli italiani che mi restano nel cuore sempre: Claudio Baglioni con "Strada facendo" (1980, particolarmente adatto alla mia fase attuale... Voglio andar via...), Anna Oxa con "La mia corsa" (1984, Tornerai, dolce vento, celeste marea, spargeremo i colori dell'orchidea sopra le città...), i Matia Bazar di "Melanchòlia" (1985, Ti sento, la musica si muove appena...) e Alice col suo "Exit" (1998, con un'incursione imprevista di Morgan ne "L'immagine"). Magari non t'importa della musica che ascolto, ma così hai un'idea dell'atmosfera e puoi, se vuoi, provare a ricrearla...

In attesa di condividere nuove e più profonde riflessioni...

Un saluto da Robinton

6 gennaio 2010

La pace, la luce, la ragione, la violenza

Cosa hanno in comune queste quattro parole? Direi tanto, come mi sto accorgendo nelle riflessioni di questi giorni, aiutato dall’atmosfera della Mansarda, dal suo silenzio, imbiancato di fresco da chi ha pensato ad accogliermi. Perché abbiamo sentito parlare tanto di pace in questi giorni, e oggi il tema della luce riecheggiava, almeno nell’ambito della liturgia cristiana, e perciò mi sono cominciato a interrogare su cosa davvero rovina la pace tra gli uomini, cosa oscura la luce che è venuta a salvare ogni essere umano.
Ovviamente una delle risposte più facili da dare è che la violenza è il vero responsabile, ma violenza è una parola ambigua, che ha molti significati, alcuni sdoganati dall’uso, altri più reconditi. C’è la violenza fisica, verbale, psicologica, ideologica… qual è la violenza che genera il disastro? E da cosa nasce l’atteggiamento violento, o meglio cosa lo giustifica, lo razionalizza, lo rende accettabile e condivisibile, addirittura giusto agli occhi di chi lo attua?

Allora mi è venuta in soccorso la storia, proprio la storia che chi è credente in Cristo ricorda oggi… L’apertura dell’annuncio cristiano a tutte le genti non è avvenuta in modo indolore né a suo tempo, né oggi. Quando Pietro prima (timidamente) e Paolo poi (con la sua passione missionaria) hanno iniziato ad annunciare il Vangelo ai pagani (ai gentili come dice qualche traduzione italiana della Bibbia) sollevarono scandalo e trovarono l’opposizione della comunità di Gerusalemme (guidata da Giacomo, il “fratello del Signore”). Questo portò a un confronto nella Chiesa nascente, che ebbe una risoluzione ma anche degli strascichi successivi. Alla fine il Vangelo giunse ai pagani (a noi che non siamo discendenti di Abramo secondo la carne o secondo la Legge) ma non fu un percorso facile, come ci testimoniano i resoconti (un po’ addolciti) degli Atti degli Apostoli e le testimonianze (più agguerrite) di Paolo nelle sue Lettere (in particolare Galati, ma anche Romani). Oggi i credenti in Cristo celebrano questa gioia dell’apertura del Vangelo alle genti, rappresentata nella visita e nell’adorazione di Gesù da parte di questi sapienti (Magi) venuti dall’oriente, in cammino, in cerca di una verità, seguendo una luce, una stella. Sempre oggi vediamo però come sia difficile accettare che altre genti siano entrate nella comunione di fede cristiana e vi abbiano apportato le loro novità, o tentino di farlo, tra tanti impedimenti. Già, perché come nei primi tempi la componente giudaica del cristianesimo faceva difficoltà ad accettare l’ingresso dei pagani nella fede e voleva “normalizzarli” chiedendo loro di aderire alla Legge di Mosè, non gradendo le modifiche, gli sviluppi, le evoluzioni che la prassi di vita cristiana stava subendo a causa della loro inclusione, così oggi si manifestano difficoltà da parte dei “pagani di un tempo”, la cultura occidentale, ad accettare le novità che la fede cristiana dei popoli dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina producono e inducono alla prassi di vita cristiana, o anche ad accettare la novità che nuovi approcci vitali e teologici fanno sorgere nelle comunità ecclesiali, nel “popolo di Dio”, più sensibile, finalmente, alla voce delle donne, dei poveri, degli esclusi. L’errore si sta ripetendo, con gli “occidentali” al posto dei “giudaizzanti” e con tutti gli altri al posto dei “pagani”. Un errore destinato a essere superato dalla storia e dalla forza dello Spirito, come lo fu a suo tempo, alle origini della Chiesa.

E l’errore, che genera l’esclusione, che è violenza, è quello di pensare di “possedere” la salvezza, di “possedere” Dio o Cristo, che esso sia “nostro”, cioè di noi “occidentali” o “europei”. L’errore è quello di presumere di possedere la Verità, di “aver ragione”. Ecco la radice della violenza: aver ragione! O pensare, presumere, convincersi di averla… Lasciando ora in pace le comunità delle origini e i conflitti tra componenti giudaizzanti e pagane (non sia mai che questo venga letto come anti-semitismo) guardiamo a noi oggi. Si vede un’Europa che si sente “proprietaria” del cristianesimo, anche in Italia, specialmente di recente. Che lo considera un identificativo culturale irrinunciabile da “difendere” (l’eterna scusa della guerra, della violenza, è “difendere” qualcosa) contro l’invasione di altre popolazioni, religioni, sistemi di vita. Questo a livello politico… Ma a livello ecclesiale non va meglio, perché mentre si leva (qualche) voce in difesa degli immigrati e del rispetto della loro cultura e religione (nemmeno da tutto l’ambito ecclesiale, peraltro) si è poi sordi e ciechi di fronte alle diversità di altro tipo che bussano alla porta della fede. Vedi la Teologia della Liberazione e la Teologia India, frutti dell’America Latina e non solo. Vedi la Teologia Femminile (detta Femminista già per squalificarla) ma anche tutte le istanze ecumeniche e il dialogo interreligioso e con la cultura laica. E tutto a causa della presunzione (abbastanza infantile) di possedere la Verità, che per il credente è Cristo, ma che non può proprio per questo essere “posseduta”, bensì “cercata” (come fanno i Magi), amata e servita (come fa Paolo).

Così la ragione, l’aver ragione, diventa davvero focolaio di violenza, di guerra, distrugge la pace, oscura la luce. Si usa dire che “la ragione è dei fessi”, mentre invece “la ragione è dei violenti”. E io? Quante volte ho pensato, ho voluto “aver ragione”! Quante volte avrei voluto che gli altri approvassero, capissero, appoggiassero le mie scelte perché erano giuste, perché “avevo ragione”. E in questi giorni il problema si ripropone, perché in ogni rinascita, in ogni cambiamento c’è chi ha da dire la sua, chi capisce e chi approva, ma anche chi è perplesso e disapprova, come anche chi giudica e condanna. Beh, io stavolta “non voglio aver ragione”, voglio “fare la mia scelta”, che è quella della rinascita, della ridefinizione del ruolo e della vita. Che sia giusta o sbagliata, approvata o disapprovata, ma è la mia! Non è assoluta, non vale per tutti e non deve metter tutti d’accordo. Potrebbe anche essere sbagliata ma servirà comunque a crescere, a vivere e non sopravvivere. E credo, spero, voglio che questa scelta mi educhi a saper accettare “le scelte” degli altri, senza pretendere che “abbiano ragione” o presumere che “abbiano torto”. Perché come i Magi (che bel nome per un amante del fantasy come me, che nome “familiare”) voglio stare in cammino, in ricerca, voglio seguire le stelle, fare scoperte, provare meraviglia, stupore, emozione e non accontentarmi mai… Così forse costruirò un pezzetto di pace, di non violenza, perché stando in cammino, cercando la Verità senza poterla possedere, non potrò “aver ragione” ma solo fare “scelte” proprio per questo libere, anche sbagliate, e quindi davvero umane.

Un saluto da Robinton

3 gennaio 2010

OGNUNO

Caro lettore,

le parole che seguono sono il testo di una canzone che mi piace ascoltare spesso ma che da un po' di tempo era assente nella mia vita. Una canzone che nel 1992 mi ha emozionato tantissimo e nel 2000 ha accompagnato un momento di grande cambiamento. Ora nel 2010, nella Mansarda è ritornata a farsi sentire e a volersi far comunicare, almeno nelle parole se non nella melodia, per essermi accanto ancora una volta nella mia rinascita. Leggi, ascolta, immagina la melodia che tu vuoi, per essere io e te vicini...

OGNUNO

Ognuno ha un tavolo di situazioni
apparecchiate dalla vita
ognuno mangia i suoi momenti buoni
ogni speranza grande e ripulita
e beve sempre dalle sue emozioni
ognuno vede quello che ha davanti
la pioggia fitta e le schiarite
ognuno cresce in mezzo a tutti quanti
a volte è causa delle sue ferite
ognuno dice cose inutili e importanti

Ognuno è figlio di se stesso
ma non dimentica che è padre
dei giorni duri come un osso
di quella cesta di scemate
ognuno disfa e poi ricuce
ognuno parla e si traduce
ognuno spende più di tanto
ed è padrone poi di niente
ognuno quando è troppo solo
si mischia al cuore della gente

Ognuno ha un numero di confessioni
fantasmi stesi sotto il letto
le scottature delle delusioni
una certezza chiusa dentro il petto
ognuno ha un tempio di momenti vuoti
ognuno sbriciola le sue risate
come pannocchie di frumento
ognuno vive notti più agitate
notti di luna diventate argento
ognuno aspetta quando arriva la sua estate

Ognuno scivola sul tempo
anche se mette le radici
la vita soffia troppo vento
tra i boschi delle sue pendici
ognuno semina promesse
che son promesse di una guerra
ognuno cambia il suo destino
perché si illude di cambiarlo
io, come ognuno, stamattina
ho aperto gli occhi e comincia il ballo

(Testo di Fabrizio Berlincioni)

Un saluto da Robinton

2 gennaio 2010

Perché questo nome

Caro lettore,

forse sei un amico che viene a trovarmi o forse sei di passaggio e sei capitato qui per caso e magari ti stai chiedendo che senso ha questo titolo...

La Mansarda è il luogo dove mi son ritirato a rigenerarmi, a realizzare una rinascita spirituale, intellettuale, vitale. Il luogo in alto, come accenno nell'intestazione, da cui cambiare prospettiva e ripensare la vita. Un luogo di silenzio, di studio, di scrittura (spero), di meditazione.

Robinton invece è un personaggio di una saga fantasy che amo e che leggo. Un Maestro Arpista, che ricorda e trasmette la conoscenza tramite ballate e melodie, e mi piace pensare che sia proprio questo lo stile con cui animerò questo blog, come un arpista, un menestrello girovago, che attraverso le sue ballate conserva la conoscenza e non lascia che la memoria si perda, bensì rimanga e si moltiplichi e generi futuro.

Avrai notato, forse, che non c'è spazio per i commenti. Come ho detto La Mansarda è luogo di ritiro, non di discussione, scontro, polemica. Puoi leggere o puoi ignorarla, non è per ora aperta a tutte le voci, ma se mi conosci sai probabilmente già come contattarmi in privato e imbastire il dialogo con me e se vorrai farlo te ne sarò grato. Ma teniamoci ancora per un po' in disparte dal rumore a volte irritante del web e delle sue molteplici e anonime voci.

Un saluto da Robinton