24 maggio 2010

Cinema, TV, informazione

Caro lettore,

un po' di notizie, alcune piacevoli, altre inquietanti che fanno riflettere...

Cominciamo dalla migliore: Elio Germano vince, ex-aequo con Javier Bardem, la Palma come Miglior Attore al Festival di Cannes per il film "La nostra vita" del regista Daniele Luchetti! Film già nelle sale e molto apprezzato al Festival, la probabilità di una vittoria per Germano era già stata sottolineata dalla stampa e dalla critica, ma è piacevole che un italiano così giovane anche professionalmente riceva questo riconoscimento. Ironicissima anche la frase pronunciata dall'attore nel ritirare il premio, ringraziando il cinema italiano che riesce a produrre arte "nonostante la sua classe dirigente"! Elio Germano si è con pazienza costruito una reputazione nei passati dieci anni, iniziando da parti di supporto in film come "Che ne sarà di noi?" e "Ora o mai più", per poi ricoprire ruoli sempre più impegnativi fino a quello che lo ha portato alla ribalta a Cannes. Daniele Luchetti è regista intelligente e ironico (ricordate lo spassoso "Dillo con parole mie"?) che sa raccontare storie concrete e dirige con abilità in "La nostra vita" anche Luca Zingaretti, Raoul Bova (ci credereste?) e la compagna di sempre Stefania Montorsi. Una bella soddisfazione anche l'aver vinto accanto a Javier Bardem, ormai affermato attore dopo tanti riconoscimenti, nonostante (o forse grazie a) l'esordio come sex symbol latino nei film di Bigas Luna. Insomma andiamo a vedere "La nostra vita" di Luchetti nelle sale, e magari anche "Biutiful" di Inarritu (regista di "Babel" e "21 grammi") con Bardem. Mi incuriosisce anche il film thailandese vincitore della Palma d'Oro "Uncle Boonme", trasognato e surreale.

Su una nota meno piacevole, invece, continuano le manovre per ridurre la libertà di informazione nel nostro Paese. I segnali includono: la legge-bavaglio sull'intercettazione (200.000 firme online sulla petizione contro il provvedimento, vedi sito di Repubblica); gli strani casi di oscuramento di RaiNews24 sia sul digitale terrestre che satellitare (unica testata decente da vario tempo per quanto riguarda l'informazione); le dimissioni di Maria Luisa Busi dalla direzione del Tg1 per "insanabili dissidi" con la direzione di Minzolini che "ha snaturato il valore della testata giornalistica" (parole della Busi). Dopo tanti segnali preoccuparsi è lecito, anzi forse doveroso...

Per tirarci su il morale, o meglio per ridere su cose che ci dovrebbero far solo arrabbiare, possiamo sempre rivolgerci alla "bomba" Luciana Littizzetto, che ogni domenica a "Che tempo che fa" supera se stessa. Cerca su YouTube i suoi interventi se li hai persi, sono sempre spassosi e intelligenti!

A presto!

16 maggio 2010

Due articoli da leggere

Caro lettore,

ti segnalo due articoli che ritengo molto importanti, perché portano avanti le riflessioni che ultimamente affollano i miei pensieri. Ti fornisco i link sulla Rassegna Stampa di finesettimana.org ma gli articoli sono apparsi su Repubblica e Il manifesto (due dei pochi quotidiani italiani ancora leggibili):

Zagrebelsky: "la Chiesa è contro la democrazia"

La religione del futuro per Hans Küng

Ti suggerisco di notare soprattutto la distinzione di Küng su "credere LA Chiesa" (come enuncia la nostra professione di fede cristiana) e "credere NELLA chiesa" (come viene preteso dai fedeli da parte della gerarchia, o come molti spontaneamente fanno per mancanza di responsabilità personale).

Buona lettura!

13 maggio 2010

Quale Libertà?

Caro lettore,

no, non farò una riflessione sull'aldilà, come accennato al termine del post precedente, anche se qualcosa a riguardo più avanti la troverai, ma, come suggerisce il titolo voglio lanciare qualche pensiero (o provocazione) sul tema molto ampio della libertà e su alcune delle tante forme di libertà (o di schiavitù) possibili.

Comincio col segnalare un articolo riportato da Adista, ma già pubblicato su Rocca, sull'eliminazione delle tariffe agevolate per la diffusione postale della stampa indipendente, che non è solo un problema economico. La firma è di Raniero La Valle.

Corrispondenza negata

Come spiega l'autore, in Italia, con la scusa del risanamento delle Poste, si sta cercando di fatto di bloccare la diffusione di quella stampa alternativa che da notizie non controllate dal "regime". Per fortuna ci rimane la "rete", ma a quanto pare la nuova legge in discussione al Senato potrebbe colpire anche il web (sebbene ritengo sia impossibile azzittire completamente la rete, a questo stadio della sua diffusione).

Altra notizia riportata da Adista, ma anche sulla Rassegna Stampa di Finesettimana.org è la "restituzione" di don Santoro alla comunità delle Piagge a Firenze, previa lettera di "pentimento" del parroco, sebbene lui dichiari durante la prima Messa celebrata in comunità che non è affatto pentito e che nella lettera si dichiara solo dispiaciuto di aver compiuto un gesto "troppo anzi-tempo" e di aver rischiato di ledere la comunione ecclesiale. I link li trovi sui siti sopra citati... La mia domanda è: aldilà delle scelte personali di don Santoro che non mi permetto minimamente di giudicare e che sicuramente sono ponderate e serie, che senso ha tutto ciò? Pentimento o "gesto troppo profetico"? Quale comunione ecclesiale? Sono felice per la comunità delle Piagge, ma non so se il bene di una realtà locale specifica valga la puzza di compromesso che avverto nell'aria... e chi mi conosce sa di cosa parlo, perché compromessi del genere vengono proposti a tanti...

Ancora, in ordine sparso, che ne dici del ricorrente grido al complotto che ritorna come meccanismo difensivo dei "signori B" della nostra cronaca (Berlusconi, Benedetto XVI, Bagnasco, ora si aggiunge anche Bertolaso, ma tutti con la B?)? Ma vanno tutti dallo stesso PR per gestire le crisi? Ora non si è più liberi di dissentire da qualcuno, o di rilevare questioni non chiare (legalmente, ecclesialmente, ...) che subito si grida al complotto, all'attacco feroce e ingiustificato, o si insabbia (quando possibile) sotto l'accusa di chiacchiericcio. Altra tecnica che i "signori B" condividono è dare la colpa a chi ha sollevato la questione, la camorra l'ha inventata Saviano, lo scandalo dell'Aquila la Guzzanti, la pedofilia ecclesiastica le vittime, con la velata (nemmeno troppo) insinuazione che sia fatto solo per interesse. Oppure (nuovo punto di contatto) trovare un sottoposto che "paghi per tutto": un ministro, qualche vescovo... basta sia salvo il sistema. E poi affogare tutto sotto notizie trionfalistiche: la soluzione "tutto in una notte" della crisi delle borse (poi immediatamente ripresa), la folla oceanica a Fatima (che aspetta miracoli, senza contare le truppe cammellate dei movimenti ecclesiastici, mobilitate per far numero). E ancora un'altra strategia comune: urlare al complotto interno. Dare la colpa dei problemi a "traditori" dentro il sistema, debitamente additati. La fronda finiana nel Pdl, i preti pedofili che "attaccano la chiesa dall'interno", o i teologi che scrivono lettere ai vescovi e che diffondono idee (le idee fanno paura...). Tutto pur di non ammettere responsabilità personali... com'è facile chiedere perdono per le colpe altrui, l'abbiamo visto per il Giubileo del 2000, lo risentiamo in questi giorni, ma nessuna ammissione di colpa in prima persona. Mai! In fondo anche questa è libertà, la libertà di "depistare", "sorvolare", "ritrattare"... bella libertà!

Ho parlato di Fatima e mi viene in mente come ancora oggi il "terzo segreto" venga agitato come spauracchio per le masse. Quelle stesse masse che hanno ancora bisogno di "miracoli", di una descrizione "retributiva" dell'aldilà (con buoni e cattivi ben divisi), di sentimentalismo religioso... Ora, sia ben chiaro, tanta gente ha trovato conforto in queste cose in momenti di dolore, questo non può essere negato. Ma è tutta lì la libertà dei Figli di Dio? Cosa serve di più all'umanità: una religione rassicurante, tranquillante, consolante o un'esperienza di fede forte, che trasforma la vita, la storia, i meccanismi sociali? Domanda retorica, temo, risposta ancora più ovvia (la seconda che ho detto), ma mica facile viverla... Soprattutto se per viverla serve la libertà, anzi la responsabilità in prima persona, e non la delega a una casta appositamente creata (il clero) da cui pretendere certi servizi in cambio del potere sulla sfera morale... ohibò!

E poi, per finire (per ora), un'icona della libertà: Robin Hood! Nuovo film sull'anti-eroe della leggenda inglese (che ruba ai ricchi per dare ai poveri) presentato come apertura del Festival di Cannes. Non so se il film sarà all'altezza, da ragazzo ho amato il romanzo e finora il cinema non gli ha mai reso giustizia secondo me. La partecipazione della sempre meravigliosa Cate Blanchett è una garanzia, ma aldilà del rischio che sia il solito polpettone americano (anche se Scott è un signor regista e i protagonisti sono australiani) il mito di Robin Hood rimane un'ispirazione per chi crede alla libertà di vivere "fuori" dal sistema del "potere". Una curiosità: Russell Crowe ha dichiarato che spera ci sia un seguito al film per raggiungere la parte della storia in cui ci sarebbero scene di sesso con la Blanchett... un po' cafone, ma come dargli torto? :)

A presto!

4 maggio 2010

Esperienza (o Esistenza?) di Dio

Caro lettore,

prima di passare al tema, spero intrigante, del titolo di questo post, volevo fare un po' il punto della situazione su lettura, cinema e dintorni...

Ho finito Il birraio di Preston di Andrea Camilleri, che mi è piaciuto tantissimo (grazie all'amica che me lo ha regalato), e mi sono stupito di come Camilleri riesca a parlare così tanto dell'Italia di oggi anche scrivendo una storia ambientata alla fine dell'800. Ma poi lo hai visto a Che tempo che fa di domenica scorsa? Geniale...

Sto leggendo ora, con decrescente entusiasmo, Piccoli equivoci senza importanza, raccolta di racconti di Antonio Tabucchi, che, sebbene scritti con grande eleganza narrativa, mi stanno lasciando un po' freddo, una piccola delusione dopo quanto avevo apprezzato anni addietro il suo Sostiene Pereira...

Cinematograficamente, spero di andare presto a vedere Matrimoni e altri disastri, ultimo film con Margherita Buy (per la quale notoriamente ho un'ammirazione preconcetta), Fabio Volo e l'esilarante Luciana Littizzetto. Ma soprattutto la prossima uscita di Sabina Guzzanti e il suo Draquila, di cui consiglio la recensione sul sito di Repubblica: clicca qui.

Un altro articolo interessante, che ha poi fatto da trampolino alla riflessione del titolo, alla quale arriverò subito dopo, è questo, ripreso dalla Rassegna Stampa di finesettimana.org:

Perché sono cristiano?

E ora arriviamo al dunque, sperando di non averla tirata troppo alle lunghe... In questi giorni, sempre di più, mi è capitato di leggere in giro o di ricevere personalmente domande sull'esistenza di Dio e sul significato che ha Dio nell'esperienza di fede. Questo, accompagnato alle varie riflessioni che da tempo condivido con te (anche prima della Mansarda...), mi ha portato a ragionare sull'importanza, o meglio, su quanto poco sia importante o interessante disquisire sull'esistenza di Dio, rispetto al racconto dell'esperienza di Dio.

L'esistenza di un presunto "essere superiore", metafisico, trascendente, infinito, ecc. ecc. è un tema caro alla filosofia speculativa di vecchia data, ma cosa c'entra con il Dio di Gesù Cristo, che lui chiamava Padre e che gli scritti della sua comunità definivano come Misericordia e Amore? O cosa c'entra il "dio dei filosofi" con le varie esperienze spirituali che affollano la vita dell'umanità (non necessariamente di matrice cristiana)? Quello che tocca il cuore, che dà senso alla vita, che cambia la visione delle cose, è l'Esperienza che facciamo di Dio, indipendentemente dai nomi che usiamo. A me non interessa se Dio è eterno o no, nella sua metafisica proiezione, interessa invece che mi sento investito, anzi vivente PER il suo Amore. Interessa chi me lo annuncia e me ne dà testimonianza, nel mio caso la testimonianza della vita di Gesù, detto il Cristo, che ricevo dagli scritti delle comunità cristiane delle origini. Ma forse, per altri, sono diversi i canali di questo annuncio. Per alcuni, canali nemmeno identificabili con l'ambito umano delle religioni, ma laici o atei... perché l'Esperienza di Dio non ha nemmeno bisogno delle parole "dio", o "amore" o "misericordia". Forse l'unica parola di cui ha bisogno l'Esperienza di Dio è la parola "umano" (non "uomo" per non escludere la "donna") o "altro" (in questo senso è "trascendente", perché spinge all'altro-da-sé).

Molti autori, sia nella filosofia, non più solo speculativa, sia nell'ambito spirituale, da tempo si muovono in questa direzione, che abbraccia l'"umano" come "luogo dell'esperienza di Dio, dell'altro-da-sé". Sarebbe bene che chi dichiara di aver Fede, e lo fa sulla base della sua esperienza, si sintonizzi su questo nuovo sentire e cominci ad assumerne il linguaggio. Meno preoccupazioni sull'esistenza di Dio perciò, o sulle strutture dell'aldilà (angeli, santi, sacralismo...) e sul dover "provare" tutto questo al non credente, ma più enfasi, sostanza, sull'Esperienza che ciascuno di noi ha fatto su di sé, intorno a sé, che può condividere con tutti, senza imporla a nessuno. L'esperienza parla più dei ragionamenti, delle "prove", delle affermazioni dogmatiche o altro.

Per questo il Dio (metafisico, filosofico-teologico, esistente) di cui parla la gerarchia (e mi rifiuto di chiamarla Chiesa ormai in modo categorico!) interessa solo i bigotti, gli ipocriti, i creduloni e gli ignoranti. Per questo chi racconta la propria Esperienza di Dio, dell'umano, dell'altro-da-sé, è invece sempre affascinante, qualunque "nome" usi, comunque organizzi la sua esperienza spirituale, senza bisogno di istituzioni fuorvianti, a meno che non rimangano quello che sono, cioè istituzioni, quindi strumenti a servizio di un'esperienza umana, e non matrigne o padrone di essa (religioni, ideologie,...).

Restando nell'ambito cristiano (ma ribadisco, anche gli altri ambiti hanno uguale dignità) la Chiesa (il Popolo di Dio) può anche trovar giovamento da una sua organizzazione interna, che porti avanti la comunicazione anche di quella Esperienza di Dio che nasce dall'incontro con il Cristo delle Scritture, ma solo se tale organizzazione rimane a servizio dell'annuncio, dell'esperienza, della condivisione. Quando diventa gerarchia, controllo, possesso, meglio abbandonarla e lasciarla perdere, che da sola si scava la fossa, come la nostra gerarchia cattolica sta facendo davanti agli occhi di tutti, nonostante le sue "sindoni", il suo gridare tristemente al complotto, la preoccupazione anche di uomini spiritualmente seri di "salvare il salvabile" che non c'è più... Alla larga! Aria! Via! Lontano da me...

Beh, per oggi basta, chissà se la prossima volta non mi venga il ghiribizzo di riflettere sull'altro tema appena accennato sopra, l'"aldilà" e la sua mitologia, di cui Cristo non ha mai parlato... vedremo...