23 marzo 2010

Quanto tempo...

Caro lettore,

lo so che ormai quasi non ci contavi più, ma eccomi di nuovo qui... perché questo lungo silenzio? Tante ragioni, perlopiù pratiche, ma tutte riconducibili a due aspetti, non esaltanti, della mia personalità: la pigrizia e l'orgoglio. La pigrizia, perché nonostante chi mi conosce ritenga che io sia un uomo che si è sempre speso moltissimo nelle cose che fa, questo è raramente vero. Sono un uomo che ha la fortuna o il pregio di dare il meglio in rapide esplosioni di attività seguite e intervallate da lunghi periodi di stasi e ricarica. E quando non ho l'ispirazione creativa è inutile imporsi di scrivere perché tanto non se ne cava nulla di buono... o almeno nulla che io ritenga valido da comunicare... E qui entra in gioco l'altra caratteristica: l'orgoglio, la pretesa di fare o dire sempre cose "di valore", secondo i miei esigenti e caustici standard che raramente permettono flessioni in negativo. Per cui, se le riflessioni che ho iniziato e voglio comunicare non vengono fuori nel modo giusto tutto si ferma in attesa di poter stupire e "fare bella figura"...

... ma è ora di finirla con questi atteggiamenti! Questa è la vera riflessione che voglio comunicarti oggi, scrivendo di getto, senza riflettere e rileggere, così da impedire al mio superIo giudice implacabile di censurare la sincerità e l'onesta di questa autocritica, sempre un po' autocompiaciuta, ma almeno schietta e "senza veli"!

Perché se aspetto di avere cose eclatanti da dire, e di dirle col massimo dell'effetto, finisce che non scrivo più... perché la riflessione sulla "malattia del possesso" che avevo previsto due mesi fa come post successivo si vede che non posso ancora farla senza ipocrisie, perché di quella "malattia" sono affetto io per primo e non me la sento di "pontificare" su cose che ancora devo elaborare seriamente dentro di me, o forse mi piacerebbe "pontificare" (come piace a tanti, specie se pontefici di professione) ma un certo senso della decenza (o come dice qualcuno, il mio innato spirito etico...) riesce ancora a frenare tanta arroganza e tanto orgoglio...

Detto questo, senza allungare ancora il brodo, tanto quello che andava detto c'è già, passiamo ad altro, a quello che spontaneamente avrei voluto comunicare a te, che (inopinatamente) "perdi tempo" a leggermi, nei due mesi trascorsi, e che è rimasto nel limbo dell'inespressione nell'attesa della "bella riflessione" che per ora non ci sarà...

Avrei voluto parlarti di due libri, uno letto e uno in corso di lettura, che consiglio vivamente, specialmente il primo. Si tratta di Giro di Vento di Andrea De Carlo, ferocissima satira sulla società moderna e sulle relazioni sociali borghesi e perbene che vanno in crisi se messe a confronto con la perdita delle sicurezze che le moderne tecnologie hanno reso per tanti di noi "necessità dipendenti". Libro molto bello, di un autore che apprezzo sempre, e che ho divorato tutto in una notte per quanto mi ha coinvolto, vale davvero la pena...

Il secondo libro, che si sta rivelando invece una lettura difficile e frastagliata, addirittura svogliata a tratti, è Caos Calmo di Sandro Veronesi da cui è stato tratto il film con Nanni Moretti che ha fatto tanto parlare di sé solo per la scena di sesso anale tra lui e Isabella Ferrari, il che la dice lunga sulla permanenza della "fase anale" nella maturazione (o immaturità) affettiva e sessuale di tanti italiani. Il libro è scritto in modo che a me piace molto, ma i sentimenti, i pensieri, le emozioni che suscita mi stanno disturbando parecchio (il che penso sia un pregio) e rendono faticoso leggerlo, perché mi obbligano a riflettere di continuo (cosa che, come tutti, non sono sempre disposto a fare...). Ma sento che anche in questo caso ne vale la pena...

Libri a parte, ho anche due film da consigliare, anzi tre... Ho visto con grande commozione Lo spazio bianco di Francesca Comencini (in dvd, ormai non è più nei cinema) con una sempre più superlativa Margherita Buy. Storia intensa e delicata, coinvolgente, commovente, femminile, fragile e vera... non dico altro, va cercato e visto...

Poi con calma ho gustato, in lingua originale, Milk di Gus Van Sant con Sean Penn (Oscar per miglior attore lo scorso anno, il suo secondo riconoscimento finora) sulla vita (e la morte per omicidio) del primo consigliere apertamente gay eletto per una carica pubblica negli USA. A parte l'intensità del film e dell'interpretazione, va ricordato oggi che in Italia la Corte Costituzionale si pronuncia sull'incostituzionalità delle norme contro il riconoscimento delle coppie di fatto (tra cui, e non solo, le coppie omosessuali), sebbene, anzi proprio perché, questo pronunciamento corra il rischio di essere glissato da molti organi di "disinformazione" (perché tali sono il 95% dei tg e dei giornali in Italia...)

Terzo film, appena uscito nelle sale, il nuovo lavoro di Ferzan Ozpetek, Mine Vaganti, visto al cinema... carino, non oserei dire bello, specie se paragonato a opere precedenti come Le Fate Ignoranti, Cuore Sacro e Saturno Contro. Ozpetek cerca sempre di più di imitare Almodovar ma secondo me con sempre meno scarso successo. Dimostra però la capacità innegabile di prendere attori da fiction televisiva e renderli capaci e credibili sul grande schermo. Dopo aver nobilitato in film precedenti Gabriel Garko, Ambra Angiolini, Luca Argentero, stavolta ci riesce benissimo con Alessandro Preziosi e Daniele Pecci, ma anche con Lunetta Savino (che però aveva già pescato in Saturno Contro). Un po' meno con Riccardo Scamarcio (che a me non dispiace come attore ma qui è un po' pesce lesso, tipo Raoul Bova ne La finestra di fronte...)... Aiutato a completare la sua commedia frizzante da tre professionisti come Ennio Fantastichini, Elena Sofia Ricci (gustosissima zia alcolizzata e ninfomane) e una strabiliante Ilaria Occhini nel ruolo della nonna. Menzione d'onore per la freschezza, la bellezza e la misura di Nicole Grimaudo, per le musiche molto anni 70 tra cui la meravigliosa "Pensiero stupendo" di Patty Pravo (ma il testo è di Ivano Fossati, ricordiamolo). Un film da vedere, non vorrei che alcune critiche precedenti siano sembrate troppo dure, ma non il migliore di Ozpetek secondo i miei gusti... se la scelta della leggerezza è stata una sua decisione originale, ben venga il cambiamento di stile, se invece gli è stata richiesta dalla produzione e dal mercato, allora mi comincerei a preoccupare... In ogni caso una bella commedia che fa più ridere che riflettere, anche se qualche pensiero lo fa nascere...

A questo punto ti saluto, caro lettore, senza promettere niente sui prossimi interventi, ma sperando, che all'insegna della spontaneità meno ragionata, essi non siano lontani a venire...