13 maggio 2010

Quale Libertà?

Caro lettore,

no, non farò una riflessione sull'aldilà, come accennato al termine del post precedente, anche se qualcosa a riguardo più avanti la troverai, ma, come suggerisce il titolo voglio lanciare qualche pensiero (o provocazione) sul tema molto ampio della libertà e su alcune delle tante forme di libertà (o di schiavitù) possibili.

Comincio col segnalare un articolo riportato da Adista, ma già pubblicato su Rocca, sull'eliminazione delle tariffe agevolate per la diffusione postale della stampa indipendente, che non è solo un problema economico. La firma è di Raniero La Valle.

Corrispondenza negata

Come spiega l'autore, in Italia, con la scusa del risanamento delle Poste, si sta cercando di fatto di bloccare la diffusione di quella stampa alternativa che da notizie non controllate dal "regime". Per fortuna ci rimane la "rete", ma a quanto pare la nuova legge in discussione al Senato potrebbe colpire anche il web (sebbene ritengo sia impossibile azzittire completamente la rete, a questo stadio della sua diffusione).

Altra notizia riportata da Adista, ma anche sulla Rassegna Stampa di Finesettimana.org è la "restituzione" di don Santoro alla comunità delle Piagge a Firenze, previa lettera di "pentimento" del parroco, sebbene lui dichiari durante la prima Messa celebrata in comunità che non è affatto pentito e che nella lettera si dichiara solo dispiaciuto di aver compiuto un gesto "troppo anzi-tempo" e di aver rischiato di ledere la comunione ecclesiale. I link li trovi sui siti sopra citati... La mia domanda è: aldilà delle scelte personali di don Santoro che non mi permetto minimamente di giudicare e che sicuramente sono ponderate e serie, che senso ha tutto ciò? Pentimento o "gesto troppo profetico"? Quale comunione ecclesiale? Sono felice per la comunità delle Piagge, ma non so se il bene di una realtà locale specifica valga la puzza di compromesso che avverto nell'aria... e chi mi conosce sa di cosa parlo, perché compromessi del genere vengono proposti a tanti...

Ancora, in ordine sparso, che ne dici del ricorrente grido al complotto che ritorna come meccanismo difensivo dei "signori B" della nostra cronaca (Berlusconi, Benedetto XVI, Bagnasco, ora si aggiunge anche Bertolaso, ma tutti con la B?)? Ma vanno tutti dallo stesso PR per gestire le crisi? Ora non si è più liberi di dissentire da qualcuno, o di rilevare questioni non chiare (legalmente, ecclesialmente, ...) che subito si grida al complotto, all'attacco feroce e ingiustificato, o si insabbia (quando possibile) sotto l'accusa di chiacchiericcio. Altra tecnica che i "signori B" condividono è dare la colpa a chi ha sollevato la questione, la camorra l'ha inventata Saviano, lo scandalo dell'Aquila la Guzzanti, la pedofilia ecclesiastica le vittime, con la velata (nemmeno troppo) insinuazione che sia fatto solo per interesse. Oppure (nuovo punto di contatto) trovare un sottoposto che "paghi per tutto": un ministro, qualche vescovo... basta sia salvo il sistema. E poi affogare tutto sotto notizie trionfalistiche: la soluzione "tutto in una notte" della crisi delle borse (poi immediatamente ripresa), la folla oceanica a Fatima (che aspetta miracoli, senza contare le truppe cammellate dei movimenti ecclesiastici, mobilitate per far numero). E ancora un'altra strategia comune: urlare al complotto interno. Dare la colpa dei problemi a "traditori" dentro il sistema, debitamente additati. La fronda finiana nel Pdl, i preti pedofili che "attaccano la chiesa dall'interno", o i teologi che scrivono lettere ai vescovi e che diffondono idee (le idee fanno paura...). Tutto pur di non ammettere responsabilità personali... com'è facile chiedere perdono per le colpe altrui, l'abbiamo visto per il Giubileo del 2000, lo risentiamo in questi giorni, ma nessuna ammissione di colpa in prima persona. Mai! In fondo anche questa è libertà, la libertà di "depistare", "sorvolare", "ritrattare"... bella libertà!

Ho parlato di Fatima e mi viene in mente come ancora oggi il "terzo segreto" venga agitato come spauracchio per le masse. Quelle stesse masse che hanno ancora bisogno di "miracoli", di una descrizione "retributiva" dell'aldilà (con buoni e cattivi ben divisi), di sentimentalismo religioso... Ora, sia ben chiaro, tanta gente ha trovato conforto in queste cose in momenti di dolore, questo non può essere negato. Ma è tutta lì la libertà dei Figli di Dio? Cosa serve di più all'umanità: una religione rassicurante, tranquillante, consolante o un'esperienza di fede forte, che trasforma la vita, la storia, i meccanismi sociali? Domanda retorica, temo, risposta ancora più ovvia (la seconda che ho detto), ma mica facile viverla... Soprattutto se per viverla serve la libertà, anzi la responsabilità in prima persona, e non la delega a una casta appositamente creata (il clero) da cui pretendere certi servizi in cambio del potere sulla sfera morale... ohibò!

E poi, per finire (per ora), un'icona della libertà: Robin Hood! Nuovo film sull'anti-eroe della leggenda inglese (che ruba ai ricchi per dare ai poveri) presentato come apertura del Festival di Cannes. Non so se il film sarà all'altezza, da ragazzo ho amato il romanzo e finora il cinema non gli ha mai reso giustizia secondo me. La partecipazione della sempre meravigliosa Cate Blanchett è una garanzia, ma aldilà del rischio che sia il solito polpettone americano (anche se Scott è un signor regista e i protagonisti sono australiani) il mito di Robin Hood rimane un'ispirazione per chi crede alla libertà di vivere "fuori" dal sistema del "potere". Una curiosità: Russell Crowe ha dichiarato che spera ci sia un seguito al film per raggiungere la parte della storia in cui ci sarebbero scene di sesso con la Blanchett... un po' cafone, ma come dargli torto? :)

A presto!