16 aprile 2011

Quando muore un UOMO

Caro lettore,

se ancora ci sei, dopo tutto questo silenzio, torno a parlarti perché ci sono notizie che fanno uscire anche dal silenzio più ostinato...

Intanto però ti dico in breve il perché di tanto silenzio: perché mi sono reso conto che avevo voglia di scrivere solo per esprimere critiche, anzi lamenti, e questo non mi andava tanto a genio, visto che credo nella vita e nella gioia e non nel lamento. Ma certamente non avrei potuto dire molto altro parlando della sciagurata situazione italiana, sia a livello politico che ecclesiale... per questo il silenzio, in attesa di poter dare una "buona notizia"...

In realtà avrei già voluto rompere il silenzio il 24 marzo scorso, anniversario della morte di Oscar Romero, ma poi non l'ho fatto, consolato però dalla consapevolezza che tanti altri ne hanno fatto memoria in modo serio e sentito.

Oggi però diventa necessario parlare per me, sia per la notizia che ci ha raggiunti che per la coincidenza con la Domenica di Passione che i credenti in Cristo celebrano domani (insieme a tanti sedicenti credenti in Cristo che invece credono solo a se stessi...)

La notizia è quella della barbara esecuzione di Vittorio Arrigoni, per mano di terroristi di una fazione estremista palestinese vicina ad Al Qaeda, così ci dicono...

Non voglio entrare nei ragionevoli dubbi che affollano la mente di chi si chiede la credibilità di tale attribuzione, visto che l'omicidio di Vittorio è solamente a detrimento della causa palestinese a cui ha dedicato la vita e per cui è morto (mentre minacce sul suo operato erano giunte in passato da tutt'altro settore della società, quello israeliano, guarda caso...), ma voglio dire come questa morte, nella sua assurda violenza, ci richiama la "buona notizia" che risuona sempre quando si da la vita per il fratello e ancor di più per il "nemico". Anche quando questa vita viene "donata" attraverso la violenza degli uomini contro l'innocente e l'indifeso, contro il non-violento...

Non conoscevo Vittorio personalmente, solo per interposta persona, ma ne vedevo la passione e l'impegno, ne sentivo, anche di riflesso, la giustizia e la credibilità. Non mi metterò a decantare le sue lodi, altri più vicino a lui potranno e vorranno farlo meglio di me, ma spero anche di non "impadronirmi" della sua morte, come tanti prezzolati anti-islamici delle nostre parti (vedi il Giuliano Ferrara di ieri sera, disgustoso come sempre). Certo è che Vittorio credeva nella causa palestinese e nel suo lavoro nella striscia di Gaza, che è il più grosso "campo di concentramento" della storia, e se anche fosse stato ucciso davvero da alcuni tra coloro che voleva salvare, la sua storia non sarebbe tanto diversa da quell'altro "palestinese" di Gesù, ammazzato da coloro che amava per testimoniare la non-violenza radicale come unica risposta dell'uomo all'ingiustizia del mondo.

Per Vittorio, come per Gesù, ci sono di certo stati intrallazzi di potere, connivenze occulte e nemmeno troppo, ma la testimonianza di chi è "sconfitto" dalla violenza è in realtà l'unica vittoria che conti. Chi crede che si è "persa" una vita forse non si rende conto che la vita si perde "non spendendola". La si ha, la si salva, quando la si consuma, a volte come un sacrificio!

Un'altra donna che ho conosciuto per interposta persona disse una frase che per me rimane un motto imperdibile: "La vita se non è per essere dedicata per una causa, non ha senso". "Dedicata" traduce in modo povero lo spagnolo "entregada", che significa più "intrecciata", "condivisa", come la vita di Vittorio col popolo palestinese, come anche la sua morte e la morte di tanti palestinesi di cui non si parla.

Come la vita di Gesù, offerta nella Passione che domani si celebra, speriamo col cuore, non con le labbra. Come la sua morte che giudica la violenza e salva.

Perché Gesù è morto da UOMO e Vittorio anche è morto da UOMO. Non tutti ci riescono, perché per morire da UOMO bisogna vivere da UOMO (o DONNA, scusate il sessismo tipico della cultura italiana), mentre molti "sopravvivono" convinti di essere uomini perché biologicamente tali... ma la vita non è solo biologia, è passione, è fede, è lotta (non violenta), è servizio, è dono.

Ti ricordo per questo Vittorio, che non verrai fatto Santo né subito né in seguito, per fortuna, considerata la compagnia recente e prossima con cui staresti, non credo ti divertirebbe...